Dialogo Familiare

CARRAFELLI DOTT.SSA PATRIZIA
Psicologa e psicoterapeuta familiare, individuale e di coppia

Dott.ssa Carrafelli

Come si riconosce il mutismo selettivo?

Il termine Mutismo Elettivo, oggi sostituito con "Mutismo Selettivo", indica l’attitudine del bambino a comunicare attraverso il linguaggio esclusivamente nell’ambiente familiare con il rifiuto o apparente incapacità a parlare in altre situazioni interpersonali. In realtà non si tratta di mutismo dovuto a deficit di apprendimento o ad altri gravi disturbi dell'età evolutiva.

Attualmente possiamo distinguere tra il mutismo elettivo persistente, molto raro, ed il mutismo elettivo transitorio, che si manifesta con maggiore frequenza e che risulta spesso collegato a situazioni di stress emotivo come l'ingresso nella scuola. Questo disturbo viene inserito nell'ambito dei disturbi emotivi, circa il 90% dei bambini con mutismo selettivo risponde ai criteri diagnostici della fobia sociale.

Anche il linguaggio corporeo è goffo, molti bambini abbassano la testa, si rifugiano in un angolo quando l'attenzione è rivolta verso di loro. Può capitare che alcuni bambini assumano un’espressione assente come se non prestassero attenzione all’altro, ma in realtà è l’alto livello di ansia che provoca un blocco nel linguaggio.


Consigli per i genitori e gli insegnanti

I genitori dovrebbero evitare di costringere il bambino a parlare attraverso punizioni o eccessive pressioni, trovarsi costantemente al centro dell’attenzione non fa altro che aumentare il livello d’ansia e di disagio che bloccano il bambino ulteriormente generando così un circolo vizioso.

Anche gli insegnanti dovrebbero avere come scopo principale quello di far sentire al bambino che è accettato, metterlo a proprio agio all’interno della classe standogli vicino ed incoraggiandolo con il linguaggio non verbale, cosa importante non bisogna mai trascurare di inserirlo nella conversazione, ma non bisogna aspettarsi che parli o che risponda.

Risulta utile inserirlo in piccoli gruppi di studio mettendogli a fianco i bambini che riescono a comunicare con lui in vari modi, espressioni facciali o del corpo, movimenti, sguardi.

Questi sono comportamenti che riducono l’ansia e generano un clima di fiducia e di tranquillità che in genere fa progredire il bambino.

Come si riconoscono le fobie infantili

La fobia si manifesta nel bambino come uno stato generale di ansia che si acutizza in modo eccessivo in determinate situazioni, come la vista del sangue, dormire da solo al buio, separarsi dalla mamma, unirsi ad un gruppo di bambini.

Esistono fobie specifiche, ad esempio, degli insetti, di cadere nel vuoto, di immagini di animali, dei temporali, di fare il bagno, degli aerei, ecc..

Alcuni bambini hanno il cosiddetto “terrore notturno”, esso può manifestarsi sia come una paura specifica che come uno stato confuso e indefinito di terrore.

Consigli per i genitori

Per aiutare il bambino a superare uno stato di ansia non è opportuno che i genitori deridano o le sue paure, solo con un’atmosfera intorno di sicurezza il bambino potrà superarli. Inoltre è bene tener conto che a volte le paure infantili sono alimentate dai racconti degli adulti o dalle loro minacce.

 

 

Disturbi dell’alimentazione: Anoressia e Bulimia

Il cibo, oltre che fonte di benessere ed elemento necessario per vivere, spesso veicola una serie di emozioni di cui, a volte, non si è consapevoli. La modalità con la quale ci nutriamo è legata alla storia personale di ognuno, al legame con i genitori o con chi si è preso cura della nostra persona.

Può accadere sia nei ragazzi che negli adulti, di avere delle condotte poco sane rispetto all’alimentazione, ad esempio: difficoltà a riconoscere e gestire le sensazione di fame o sazietà. Nei casi più gravi si possono presentare dei veri e propri disturbi come il desiderio incontrollabile di ingerire continuamente cibi o al contrario, rifiutarli completamente. Questi disturbi sono rispettivamente la Bulimia e l’Anoressia.

L’approccio migliore quando si hanno difficoltà a seguire una sana alimentazione dovrebbe comprendere sia l’aspetto psicologico che quello legato alla nutrizione. Curare l’aspetto psicologico vuol dire entrare in contatto con gli stati emotivi ed imparare a comprendere i segnali del corpo che sono importanti “alleati”. In questo studio sono presenti i professionisti che, seguendo un approccio integrato, ti aiuteranno ad eliminare le condotte alimentari disfunzionali sostituendole con quelle più sane. Possono usufruire di questo percorso anche coloro che incontrino lievi difficoltà nel seguire un’alimentazione corretta, senza essere affetti necessariamente da disturbi più gravi.

La psicoterapeuta si occuperà dell’aspetto psicologico e la nutrizionista, attraverso il calcolo bilanciato delle calorie, seguirà l’alimentazione del paziente.

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