Dialogo Familiare

CARRAFELLI DOTT.SSA PATRIZIA
Psicologa e psicoterapeuta familiare, individuale e di coppia

Dott.ssa Carrafelli

Internet, computer e cellulari per le nuove generazioni sono una risorsa o una dipendenza?

I genitori della nuova generazione, cosiddetta “digitale” si trovano a intraprendere lunghe ed estenuanti battaglie con i figli per regolare l’utilizzo di internet, chat, sms e videogiochi.

Molti genitori durante le sedute di terapia familiare parlano della paura che i figli diventino dipendenti o che limitino la propria vita sociale, poiché molti incontri tra coetanei, soprattutto adolescenti, avvengono in chat o tramite giochi in rete, ossia in un luogo virtuale.

Un'altra lamentela costante dei genitori riguarda che i ragazzi neanche quando studiano riescono a fare a meno del cellulare o d’internet e sono continuamente distratti da sms.

La domanda più frequente è: “Come fa mio figlio a concentrarsi se mentre studia guarda sempre il computer o il cellulare?”

In realtà dal punto di vista delle facoltà intellettive, molti sono gli studi che hanno dimostrato che la navigazione in rete e il gioco non determinano una diminuzione dell’attenzione, anzi secondo una ricerca del 2009 dell’università della California, determinerebbero un aumento delle capacità visivo-spaziali.

I risultati di molte altre ricerche concordano sul fatto che il quoziente d’intelligenza sia cresciuto negli ultimi sessant’anni, in tutto il mondo e ciò va di pari passo con l’aumento dell’uso delle tecnologie. Bisogna stare attenti però a come si leggono questi dati, poiché altri fattori come l’alimentazione e l’aumento degli anni di studio, potrebbero aver influito sull’aumento del QI.

Resta che secondo suddetta ricerca, non tutte le forme di intelligenza sono aumentate, infatti non sono le capacità linguistico-verbali ad essere aumentate, ma quelle visivo-spaziali. Ad esempio, come è citato in una ricerca della rivista di neuroscienze “Mente e Cervello”, sembra che le nuove generazioni abbiano maggiori capacità di confrontare le figure complesse o far ruotare mentalmente alcune figure geometriche.

Insomma l’ utilizzo della tecnologia  non è da demonizzare, tuttavia i genitori devono considerare una spia d’allarme il fatto che internet o le chatsiano utilizzati come unica fonte scambio verbale o luogo d’incontro. Infatti, il massiccio utilizzo di tali forme di scambi e il ritiro sociale potrebbero essere la spia di un malessere più ampio legato alla difficoltà della crescita e dell’autonomia.

In questo modo i ragazzi perdono la capacità di relazionarsi con i coetanei e la capacità di modellare il proprio modo di essere in base alle esigenze dell’altro. Infatti, proprio perché il compagno non è come un computer che si può spegnere quando si è stanchi, la relazione d’amicizia e la relazione con chi è diverso da noi permettono anche di ridurre l’egocentrismo tipico infantile ed adolescenziale.

Riconoscere i sintomi dei bambini vittime di Bullismo

I genitori durante il complicato processo di crescita dei propri figli devono hanno la difficoltà di decifrare i segnali di sofferenza che i bambini mandano, ma che non è sempre facile comprendere.

In generale i genitori possono fidarsi della capacità naturale dei bambini di comunicare, di difendersi dalle aggressioni o minacce esterne rivolgendosi ad un adulto. Non è necessario quindi avere un atteggiamento controllante ed opprimente per sapere se i propri figli siano in difficoltà, saranno loro stessi a farlo capire, se pur in maniera inconsapevole.

I bambini vittime di atteggiamenti prepotenti, fino ad arrivare a veri e propri atti di bullismo a scuola o all’interno del gruppo di amici, potrebbero cominciare ad esprimere il proprio disagio non con la denuncia e la comunicazione verbale, ma attraverso stati emotivi depressi o al contrario irritabili ed aggressivi.

Un genitore oltre a favorire ed incentivare i figli ad un dialogo aperto e sincero, dovrebbe tenere d’occhio tutti quei segnali sospetti che bisogna decifrare.

I genitori potrebbero accorgersi che i figli sono diventati chiusi, silenziosi, manifestano improvvisamente avversione per un luogo e sviluppano sintomi fisici come, il vomito la mattina, la pipì a letto, mancanza di appetito, perdere materiale scolastico (in realtà sottratto), umore instabile e cupo, bassa stima di sé. In questi casi si può dire che il corpo “parla” per primo ed è importante dare la giusta attenzione a questi segnali.

In questi casi i genitori devono favorire il dialogo evitando atteggiamenti di rimprovero quando il figlio dice, ad esempio, di non voler più andare a scuola. Bisogna innanzitutto accertarsi se questi comportamenti vengono messi in atto anche a scuola, in palestra, dai nonni, ecc,. In generale un confronto con gli insegnanti è necessario e restituisce anche al bambino l’idea che gli adulti si occupano di lui e non sottovalutano il suo malessere.

Si crea così un clima favorevole che permette al bambino di aprirsi e di raccontare ciò che gli accade.

Nei casi di bullismo, i genitori e gli insegnanti da soli potrebbero avere difficoltà ad affrontare il problema, in questi casi è necessario rivolgersi ad un terapeuta esperto che utilizzerà tecniche specifiche che favoriscono ad esempio il dialogo e la coesione della classe.

Le famiglie stesse possono rivolgersi ad un terapeuta per essere sostenuti nel delicato compito di incoraggiare i figli a non sottostare ad atteggiamenti dei compagni che li mortifichino e li terrorizzino.

Carrafelli Dott.ssa Patrizia

Roma zona Tuscolana

via Selinunte, 49 - 00174 Roma (Rm)

Tel.: 06 86905258 - Cell.: 340 5240412

E-mail: patrizia.carrafelli@tiscali.it

Share by: